Intervento del presidente di Confcommercio Carlo Sangalli su “Il Foglio”
“L’agenda per la ripartenza deve tenere insieme il lavoro di messa a punto dei presidi per il monitoraggio, il contenimento e il contrasto della pandemia con quanto occorre fare per riavviare e riorganizzare imprese, lavoro e sistema paese nella “nuova normalità” della convivenza con il virus. Sul versante della vigilanza sanitaria, si tratta tra l’altro di sostenere applicazione e sviluppo dei protocolli per la sicurezza sul lavoro (anche con un tax credit dedicato) e di confermare che il rispetto delle regole definite nel protocollo siglato dalle parti sociali lo scorso 24 aprile assicura all’imprenditore certezza e tranquillità rispetto ad eventuali contestazioni in materia di responsabilità civile e penale. È poi evidente che ripartire significa, sul terreno economico, risolvere il cortocircuito della crisi di liquidità (crisi che si fa pericolosa opportunità per le mafie). La lezione del debutto sul campo delle buone intenzioni del “decreto liquidità” dice a chiare lettere che occorre fare di più: per prestiti a burocrazia zero e pienamente garantiti, ma anche e soprattutto per robusti indennizzi e contributi a fondo perduto da riconoscersi a fronte delle cadute di fatturati e ricavi causate dall’impatto dell’emergenza sanitaria e per incentivi alla ricapitalizzazione. Moratorie fiscali più ampie e un credito d’imposta rafforzato per locazioni commerciali e contratti d’affitto d’azienda sono ulteriori interventi necessari al pari di una maggiore agibilità delle compensazioni fiscali e di tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni davvero tempestivi. Sul versante degli ammortizzatori sociali, resta confermata la necessità della prosecuzione degli interventi della cassa integrazione, del fondo di integrazione salariale e del sistema di indennità per lavoratori autonomi e professionisti”.
“Quanto al lavoro da preservare, è ormai tempo di ripristinare piena agibilità peri contratti a termine e il lavoro occasionale, e di agire per la riduzione del cuneo fiscale e contributivo sul costo del lavoro. Il “passaggio stretto” della finanza pubblica rende poi decisivo il varo degli “innovativi strumenti europei” richiamati dal Def come strumenti capaci di tenere insieme una politica di bilancio di contrasto della crisi, la sostenibilità della finanza pubblica e la crescita di lungo termine. Ma intanto sta nella responsabilità dell’Italia avanzare con speditezza sul terreno delle riforme necessarie con l’obiettivo di un sistema Paese che funzioni meglio e punti su ricerca e sviluppo, innovazione e digitalizzazione, trasporti e logistica. Del resto, abbiamo straordinari “giacimenti” cui applicare questo tipo di approccio: la coesione territoriale, la ripartenza del nostro turismo (anche attraverso l’impulso fiscale alle vacanze degli italiani in Italia), la riorganizzazione delle nostre città ed il nuovo ruolo del commercio di prossimità, le aggregazioni di rete e di filiera nel tessuto dell’impresa diffusa, la resilienza della qualità del made in Italy e dell’Italian way of life. Ce la possiamo fare: con l’attenzione dovuta alle urgenze, ma anche con la responsabilità di un progetto che guarda all’Italia che verrà”.