Solo insieme possiamo ottenere di più
In questa fase, di grande difficoltà per tutta l’economia nazionale, ci capita di ricevere commenti sulla nostra attività. Molti sono positivi ma ce ne sono anche di negativi. Di questi ultimi, vi diamo qui di seguito qualche esempio:
“Non fate valere le ragioni di un comparto, rappresentate male la categoria, non vi fate sentire abbastanza, non apparite in Tv a rappresentare il disagio di chi ha un negozio di mobili, fate troppo poco per tutelare gli interessi di uno dei settori più importanti del Made in Italy, serve un maggior impegno da parte vostra.”
Come è giusto che sia, non tutti possono essere soddisfatti dell’operato di chi cerca di rappresentare e difendere gli interessi di una categoria. Oltre alle numerose attestazioni di apprezzamento non mancano critiche, puntualizzazioni e sottolineature.
Con il massimo rispetto e considerazione per le opinioni, come quelle sintetizzate poco sopra, sul nostro operato in questo ultimo anno – e senza voler addurre giustificazioni o scusanti – mi permetto, per una volta pubblicamente, di dare qualche spiegazione su quantità e qualità dell’azione di Federmobili dall’inizio della pandemia.
LA RAPPRESENTANZA
La rappresentanza di una categoria si può esprimere in vario modo, nel caso specifico di questa emergenza, però, occorre evidenziare alcune cose.
I DPCM emanati dal Febbraio 2020, in avanti, partono tutti dalla necessità di dover limitare gli spostamenti delle persone (non entro nel merito di questa scelta), come conseguenza la decisione del governo è stata quella di chiudere, con una discrezionalità incomprensibile, alcune attività e non altre. Questo ha prodotto un doppio danno: da un lato lo scontento e la rabbia di chi si è vista sospesa l’attività (prima con il lockdown e poi con le zone rosse), dall’altro la scoperta di chi, pur potendo continuare a operare, non aveva affluenza nei negozi (zona arancione).
RICHIESTE
Abbiamo scritto più volte, anche a firma congiunta con FederlegnoArredo e Assarredo, a tutti i Governatori delle Regioni, ai Ministri Competenti e al capo del Governo spiegando quali sono le peculiarità dei negozi di arredamento (quelli che nulla hanno a spartire con la GDO) e l’indispensabilità di un prodotto che, soprattutto in un momento come quello innescato dalla pandemia, diventa necessario per il cambiamento di stili di vita indotti dalla DAD, dal lavoro agile e dalla forzata permanenza nell’ambiente domestico. (le lettere inviate, dove si spiega con dettaglio e precisione perché i negozi di arredamento non devono essere soggetti a chiusure si trovano nella sezione del nostro sito a questo link https://www.federmobili.it/le-richieste-di-federmobili-e-assarredo-federlegno/).
AZIONI POSSIBILI
In questa, comprensibile, confusione un’associazione di categoria, a mio modo di vedere, ha due possibilità.
Una, insistere per far riaprire tutto pur conoscendo i vincoli alla mobilità delle persone nelle zone rosse. Aprire avrebbe comunque comportato forti rischi di perdita, per il fatto che a fronte di costi fissi sostanzialmente invariati, con tutta probabilità i ricavi sarebbero stati molto ridimensionati rispetto alla norma. Il tutto senza poter accedere ai ristori previsti per le attività chiuse.
Quindi anche fare dimostrazioni forti, come quella tentata da alcuni ristoratori – al di fuori della rappresentanza istituzionale, occorre sottolinearlo – con “IoApro”, e attirare l’attenzione mediatica, tenendo conto che, purtroppo, anche quando si propongono azioni così, l’adesione, alla prova dei fatti, si dimostra sempre molto esigua. Vale sempre il motto: “Armiamoci e…partite”.
Oppure trovare soluzioni transitorie che possano alleviare le pene di chi è costretto a subire drastiche decisioni. Abbiamo, chiaramente, optato per questa seconda via.
AZIONI MESSE IN CAMPO
Pur non avendo, come da alcuni rimarcato, un grande peso di rappresentanza, in due giorni siamo riusciti ad avere la pubblicazione, tra le FAQ del Ministero, di due questioni sulle consegne e i montaggi dei mobili che, altrimenti, non sarebbero neppure state prese in considerazione. Nell’arco di una settimana abbiamo fatto in modo (con una seconda FAQ) che i negozi di arredamento, aperti in zona Arancione, fossero raggiungibili anche da fuori comune e non solo dai residenti del comune di ubicazione del punto vendita.
In seconda battuta con un lavoro, non preso in considerazione delle rubriche televisive, abbiamo monitorato e ottenuto il massimo dei ristori possibili per la categoria (200%) nel Decreto Ristori Bis. Ora stiamo lavorando affinché anche il prossimo Decreto inserisca il nostro commercio.
Si poteva fare di meglio? Certo, ma questo è il massimo che si è potuto ottenere.
Contemporaneamente abbiamo vigilato sulla legge di bilancio e fatto le opportune pressioni affinché il Bonus Mobili fosse rinnovato (non è un rinnovo automatico, occorre presidiare, monitorare, proporre modifiche, assicurarsi l’ascolto, essere pronti con proposte o alternative) durante la stesura del testo e abbiamo ottenuto una sua proroga per tutto il 2021. A questo abbiamo fatto seguire due emendamenti con la richiesta di innalzamento del tetto da 10.000 a 16.000 euro e una deducibilità quinquennale anziché decennale.
Per il 2021 il tetto sarà di 16.000 euro, purtroppo non è passata la richiesta di dimezzamento temporale della deducibilità.
Queste azioni sono possibili grazie al lavoro delle associazioni di Categoria, anche se non appaiono nelle trasmissioni televisive, e hanno avuto e hanno una grande risonanza mediatica tanto sulla stampa quanto nei notiziari televisivi e radiofonici.
GLI ALTRI
Tutto questo in una situazione di mercato grave, ma molto meno pesante che in altri settori.
Ecco, gli altri settori, magari più visibili, con maggiore ritorno mediatico (che, inutile nasconderlo, piacerebbe avere anche a noi) hanno ottenuto di più? Ristorazione, alberghi, moda, organizzazione di eventi e chi più ne ha più ne metta, hanno ottenuto molto di più perché hanno avuto maggiore visibilità mediatica? Le concessionarie, aperte in zona rossa, hanno fatto vendite di auto, oppure molte hanno chiuso ugualmente – tenendo aperte solo le officine – in quanto non raggiungibili dai clienti per i divieti posti alla mobilità? (I titolari delle concessionarie saranno stati soddisfatti e avranno ringraziato le loro associazioni di rappresentanza perché hanno ottenuto di tenere aperto, oppure le avranno criticate perché alla fine hanno dovuto chiudere e non hanno avuto diritto a nessun tipo di ristoro? Purtroppo la medaglia ha sempre due facce).
VISIBILITÀ, RAPPRESENTATIVITÀ e RAPPRESENTAZIONE
Concordo, il nostro è un settore del quale si parla poco e quando se ne parla è più facile che vengano fatti i nomi della Grande Distribuzione Organizzata e, a mio modestissimo parere, non può essere che così: la distribuzione del mobile –la produzione non ne è esente – non è coesa, non è allineata, non può (e, ammettiamolo, non vuole) essere presentata come un sistema, perché sistema non è.
La rappresentanza è spesso considerata utile solo come tornaconto del singolo, quello che va bene per tutti non interessa e, soprattutto non vale una quota associativa, tutto è dovuto. Una comunicazione di sistema non verrebbe finanziata da nessuno (quante volte ci abbiamo provato!) perché i benefici per un’intera categoria non valgono per la singola insegna e allora diventa impossibile competere con chi riesce ogni anno a erodere quote di mercato, anche perché non ha un competitor che faccia una comunicazione alternativa.
Vecchi discorsi, temi ancora più antichi, che non trovano una soluzione. Le risorse, a beneficio di tutti e che non tocchino le tasche di nessuno, le dovrebbe trovare Federmobili non si sa bene come, né dove: si accettano suggerimenti.
Quante volte mi sono sentito dire, in questi anni, voi dovete fare, dovete comunicare, dovete farvi sentire, dovete contare di più?
Poche volte ho sentito, invece: dovremmo fare, dovremmo comunicare, dovremmo farci sentire di più, dovremmo contare di più.
Anche dal linguaggio si capiscono molte cose. Cose, peraltro, per le quali sono necessarie delle risorse che – chi pretende rappresentanza, rappresentatività, rappresentazione, e maggiore impegno – non è disposto a riconoscere: tutto è dovuto, tutto è concesso (soprattutto il diritto di critica) basta che non costi una quota associativa.
Useremo le critiche ricevute come spinta per fare, come sempre, di più e meglio. Certi che potremo contare sul sostegno di chi crede nel valore del nostro lavoro, ricordiamo a tutti che un modo per farlo è associarsi a Federmobili.